Freak Antoni Night, concerto/spettacolo organizzato in memoria del cantante degli Skiantos Roberto ‘Freak’ Antoni, scomparso esattamente tre anni prima. La sala Pasolini viene così sgombrata dai sedili per far posto ad un palco e un contropalco collegati da una passerella; ai lati di questa vengono sistemati panche e tavoli da sagra paesana, dove viene fatto accomodare il pubblico. Il gruppo di attori prestatisi per l’occasione (Leonardo Bianconi, Gianluca Enria, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Tita Ruggeri, Clelia Sedda) si cimenta in un cocktail di urla e citazioni dei testi di Antoni, raccolti sia dalle canzoni che dagli scritti. L’ambiente così ricreato rimanda a un immaginario culinario restituito dai costumi da cuoco che portano i partecipanti della serata, e sottolineato dai quattro che si cimentano con i fornelli, sistemati su una fila di lavatrici situata sul contropalco. La pasta ivi cucinata viene poi servita al pubblico assieme ad acqua e vino, contribuendo a ricreare il clima da sagra che accompagna la serie di eventi della serata. Sul palco infatti la tribute band Le Kakkole si alterna con vecchi membri degli Skiantos accorsi per l’occasione (Jimmy Bellafronte, Dandy Bestia, Paco D’Alcatraz), altri personaggi dell’ambiente di ‘Freak’ Antoni (Eros Drusiani, Eva Robin’s, Anas Arqawi), il gruppo musicale Drefgold e la presentazione del progetto per la statua a lui dedicata. A chiudere il tutto sono una serie di video musicali e riprese dello spettacolo di Antoni Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti. Per entrare nell’ottica di una vicinanza tra teatro e l’esperienza di ‘Freak’ Antoni e degli Skiantos, dopo il breve video da noi prodotto, segue uno specifico approfondimento. https://youtu.be/cn7R4IW3a30 Nell’indagare che relazione possa intercorrere tra Roberto ‘Freak’ Antoni e il teatro possiamo cominciare citando le sue stesse parole: «Sono costretto a ricordarvi che a Zurigo, dal 1916 al ’18, al Cabaret Voltaire: “sulla scena si faceva musica battendo chiavi e scatole finché il pubblico protestava fuori di se'”». Le performance dei dadaisti, come quelle dei futuristi, nei primi del ‘900 erano spesso seguite dal dissenso del pubblico concretizzato con il lancio di verdura verso gli artisti. La dinamica di “scambio vegetale” ritorna nelle esecuzioni del gruppo musicale di Antoni, gli Skiantos, questa volta in senso invertito dal palco verso il pubblico e viceversa, creando un bizzarro dialogo a base di ortaggi. Nel definire il “demenziale”, termine col quale apostrofa lo stile della band, Freak Antoni utilizza le forme dei suddetti movimenti avanguardisti, restituendo «una definizione in stile falso manifesto di avanguardia artistica primi 900: “il demenziale (inteso anche nel senso di rock demenziale) è un cocktail di pseudofuturismo, dada, goliardia, improvvisazione, performance a-logica, ironia da avanspettacolo, poesia surreale – soprattutto cretina – incidenti a caso, sciocchezze e gazzarra, paradossi e colpi di genio”». Gli Skiantos cantano quindi Largo all’Avanguardia consapevoli dell’eredità lasciata loro da quei movimenti artistici; legami che trovano solidità nel contesto in cui il gruppo si forma, il 1977 in cui, attorno ai movimenti studenteschi, si coagula quel clima culturale giovanile capace, secondo Umberto Eco, di masticare, assimilare ed infine riconoscersi nel linguaggio delle avanguardie. E ancora Antoni illustra: «Demenziale puo’ somigliare a “surreale” ma anche a “banale” e a “non-intellettuale”… Che sia una specie di post-dadaismo artigianale, imbastito da volonterosi Indiani Metropolitani ? Che sia una specie di punk-rock ironico, sarcastico, un po’ caustico e un po’ barzellettaro? Una scopiazzatura simil-patafisica?». La Patafisica è «la scienza delle soluzioni immaginarie», come Alfred Jarry, il creatore di Pere Ubu, la definisce nel 1898. Attraverso di essa Antoni cuce il suo legame col teatro e le sue avanguardie, incardinando il carattere squisitamente performativo del suo fare musica; un tentativo di creare un rapporto conflittuale col pubblico, concretizzato negli insulti continuamente rivolti agli astanti oppure nel mettersi a cucinare la pasta durante i concerti anziché suonare, ricreando un clima che la band eredita tra l’altro dall’happening. Sul palco c’è chi si presenta in mutande e chi con tegami in testa o altri travestimenti, alternando così momenti capaci di decontestualizzare i contorni abituali del concerto rock. Se ne evince la consapevolezza che la performance non si sostanzia nella sola creazione artistica, ma nel rapporto (di accettazione o rifiuto) che si autoalimenta tra il performer e lo spettatore: «Vogliamo fare cose inaccettabili! Spiegare nella pratica che lo spettacolo possiamo davvero farlo insieme, noi sul palco e loro – il pubblico – in platea». Il qui e ora del teatro nato dalle avanguardie di primo novecento e da quelle del nuovo teatro degli anni ’60 si riverbera prepotentemente nell’azione “demenziale” degli Skiantos, trovando soluzione in un mescolarsi di “surreale” e “banale”, tra intento provocatorio e gusto kitsch. Questi elementi di linguaggio possono essere intercettati nella serata commemorativa a Teatri di Vita, dal già ben citato lancio degli ortaggi all’allestimento di lavatrici allineate sul contropalco a guisa di ready-made casalingo. La pasta, anche qui cucinata live e servita al pubblico, contribuisce a creare un coinvolgimento fatto non solo di suoni ed immagini ma anche di gusti ed odori. Fonti http://www.skiantos.com/blog/template.asp?pagename=about Chiara Righi, Avanguardia “Panca rock”: gli Skiantos e l’arte d’avanguardia, Bologna, DAR Dipartimento delle arti, 2016.
Matteo Boriassi e Alessio Ciccolo
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.