Salem: una cittadina del Massachusetts dove, nel 1692, si è consumato uno dei tanti orrori che hanno insanguinato le pagine della storia, la caccia alle streghe. Questo mondo apparentemente così lontano è stato rappresentato presso l’Associazione Culturale Sblocco5 nel mese di marzo, ispirandosi all’opera Il Crogiuolo di Arthur Miller. «L’idea è quella di utilizzare episodi storici per parlare indirettamente del presente», ci spiega la regista Yvonne Capece . Una denuncia, attraverso il filtro del teatro, nei confronti della persecuzione sociale, dei condizionamenti e delle dinamiche violente che avvengono ancora oggi. [caption id="attachment_1221" align="aligncenter" width="800"] Nella casa del Reverendo Parris accade una vicenda spiacevole: le sue nipoti vengono sorprese, durante la notte, praticare dei riti occulti e la figlia del Reverendo, Betty, cade in uno stato di incoscienza. Le ragazze negano l’accaduto e cercano di discolparsi[/caption] [caption id="attachment_1220" align="aligncenter" width="480"] Il Reverendo Hale viene chiamato per fare chiarezza sull’oscura situazione. Le ragazze non solo finiranno con l’accusarsi l’un l’altra ma, per condizionamenti sociali e familiari, decidono di denunciare altre persone del paese sempre per atti di stregoneria[/caption] Le accuse turbano l’intera cittadina di Salem, motivo per cui il giudice Hathorne decide di interrogare tutti gli abitanti sospettati di pratiche occulte. Numerosi saranno gli innocenti coinvolti. Il finale paradossale merita un momento di riflessione: gli innocenti, per essere scagionati dall’inquisizione e quindi salvarsi, sono costretti a dichiararsi colpevoli di stregoneria e ad accusare altre persone del paese. Chi invece non è in grado di testimoniare il falso è destinato al patibolo. Le scene, a cura di Micol Vighi, contribuiscono a sottolineare la suggestione scaturita da una tale vicenda. Candele, croci, libri e rami appesi al soffitto sono solo alcuni degli elementi presenti in sala e che, attraverso gli effetti scaturiti dal gioco delle luci e delle ombre, creano un’atmosfera misteriosa e significativa. Noi spettatori non prendiamo posto nella consueta poltrona ma, spinti a posizionarci all’interno dello spazio, diventiamo parte integrante della rappresentazione. A tal proposito è esemplare la scena del processo finale perché, posti sui lati, siamo stati coinvolti attivamente e sentiti davvero giudici e testimoni delle crudeltà e delle violenze che avvenivano sotto i nostri occhi. In quel momento il teatro ci ha convinto che il nostro sguardo, attento e giudizioso durante la vicenda di Salem, debba rimanere tale anche fuori dalla scena, per percepire e capire meglio ciò che accade nella vita reale.
Camilla Fiore
]]>L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.