Qui Radio Alice. Creatività e linguaggi del movimento a Bologna 1976/1977 (22 febbraio – 12 marzo presso il Quadriportico Roncati, in Via Sant’Isaia 90), che ho avuto modo di visitare nel suo ultimo giorno di apertura. Sono di Valerio Minnella, uno dei fondatori dell’emittente. Radio Alice esistette per soli 13 mesi, dal 9 febbraio 1976 al 12 marzo 1977, quando la polizia fece irruzione nella sede della radio, accusata di aver di avere avuto un ruolo di coordinamento negli scontri seguiti il giorno prima all’uccisione dello studente Francesco Lorusso. Tuttavia, nonostante la sua brevità, questa esperienza ebbe un’enorme rilevanza per la vita della città, poiché per la prima volta dava l’opportunità di esprimersi a ogni persona e con qualsiasi linguaggio, nel tentativo concreto di attuare un «comunismo umanista e intelligente […], fatto di persone e non di classi, di cura e non di eserciti, di proposte e non di proteste (Stefano Saviotti). Fu anche la prima radio che collegò il telefono al mixer, permettendo così di intervenire nelle trasmissioni senza doversi recare in studio. I contenuti spaziavano fra i più diversi generi: oltre alla musica (Jimi Hendrix e i Jefferson Airplane furono i primi a essere trasmessi), venivano lette favole per bambini e poesie di Majakovskij, si ascoltavano lezioni di yoga e pratiche di medicina zen, come pure interventi di gruppi femministi, coordinati in un modo assolutamente libero, data la programmatica assenza di un palinsesto. Oppure, secondo la redazione stessa: Radio Alice trasmette: musica, notizie, giardini fioriti, sproloqui, invenzioni, scoperte, ricette, oroscopi, filtri, magici, amori, bollettini di guerra, fotografie, messaggi, massaggi, bugie”. E poi, in modo ancor più provocatorio:«Radio Alice trasmette di tutto: quello che volete e quello che non volete, quello che pensate e quello che pensate di pensare, specie se venite a dirlo qui o se ci telefonate a questo numero…» (da Il primo giorno di trasmissione di Radio Alice, http://www.radioalice.org/9-testi/12-il-primo-giorno-di-trasmissione-di-radio-alice). La mostra è disseminata lungo i corridoi del quadriportico, tappezzati di fotografie, a volte di scarsa qualità, ma di grande importanza documentaria, e di testi, redatti in gran parte dai protagonisti di quell’esperienza. Scritti esplicativi, racconti personali, poesie, ricordi, ringraziamenti, il cui focus non è la prematura e improvvisa “morte” di Radio Alice, ma la carica culturale e sociale da essa scaturita. Ho avuto la sensazione di fare un tuffo in un passato non troppo lontano: il bianco e nero delle foto rispecchia l’alterità, i quarant’anni passati da allora, ma contemporaneamente la constatazione che i luoghi ritratti sono gli stessi frequentati da me oggi, con le medesime caratteristiche, mi ha reso più vicina la loro collocazione nel tempo. Come esempi posso citare le colonne e i muri dipinti dagli studenti in via Zamboni e delle Belle Arti, uguali a oggi, dove frequento le lezioni all’università, o i lunghi cortei che partivano da Piazza Maggiore e percorrevano Via Indipendenza, gli stessi spazi in cui si è snodata la manifestazione “Lotto marzo. Non una di meno” a cui ho partecipato qualche giorno fa. Alcune fotografie costituiscono dei reperti storici, come quella dello studio di Radio Alice, in un piccolo bilocale in un sottotetto di via del Pratello o i manifesti e i volantini redatti in quella sede, o la serie di scatti che documentano l’assalto della sede il 12 marzo 1977. Altre invece sono relative a materiali pubblicati di recente o su progetti relativi all’emittente radio. È stato interessante riconoscere i volti di Umberto Eco e Luigi Squarzina in assemblea al DAMS occupato, o di Dario Fo sul palco in Piazza VIII agosto per una contestazione. Sono nomi che adesso leggo sui libri, persone scomparse da poco, che a Bologna hanno lasciato un segno e che negli anni settanta avrei potuto incontrare quotidianamente all’università, o per strada. Nel capoluogo emiliano in quegli anni arriva anche il mitico e rivoluzionario Living Theatre dall’America, e nascono gli Skiantos: realtà teatrali e musicali oggi conosciute, ma allora nuove e sconvolgenti. Osservando le immagini e leggendo i testi che le accompagnano ho percepito un attivismo politico che oggi non esiste più, forse in virtù stessa delle maggiori libertà di cui ora godiamo, che sono state conquistate proprio in quegli anni. Politico era del resto l’intento di Radio Alice, non nel senso di “relativo allo schieramento fra partiti”, ma in quello più autentico di “inerente alla polis”: costituiva un media per tutti e comprensibile da tutti, in cui si usavano anche il dialetto e il linguaggio di strada, si trattavano tematiche care agli studenti di lettere come agli operai, e soprattutto, era un mezzo di comunicazione libero, dagli stereotipi come dai giochi di potere.
Marta Buggio
]]>L'autore
-
Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.