Le Favole al telefono di Rodari sono il mezzo con cui questi attori-eroi giungono al loro fine. Si tratta di una raccolta di favole che Gianni Rodari scrisse per la sua nipotina che non aveva occasione di vedere troppo spesso, perché abitava in una città lontana, e l’unico modo che il filastrocchiere aveva per sentirla era a telefono. Per cui, cominciò a raccontarle delle favole a telefono. Menomale che i bambini non sono poi così esigenti, e alla fine si fanno bastare anche soltanto questo: una voce.
Ed è sulla voce che si fonda il potere, la magia dell’attore. Quindi, perché no? Aggiungiamoci anche il centenario della nascita di Rodari, che cade proprio quest’anno, ed il progetto, stabile e ben giustificato, ha subito preso piede e s’è diffuso con incomparabile successo! Infatti, a livello di iniziative teatrali mediatiche nate nel corso di questa emergenza, Favole al telefono è forse quella che ha presentato la maggiore affluenza. Lo provano i numeri: soltanto fino allo scorso ciclo sono partite da Città di Castello 1320 chiamate, e i bambini di tutta Italia, ma anche da alcuni stati esteri, come ad esempio Germania o Lussemburgo, hanno ricevuto la loro favola al telefono letta da un attore o un’attrice di Medem.
Secondo un altro dei lettori, Enrico, il segreto del successo di questa iniziativa consiste nella scelta delle favole di Gianni Rodari, non solo perché sono state scritte per essere recitate a telefono, ma anche per essere lette dai bambini di ogni età, «dagli 8 mesi ai 90 anni». La saggezza profonda delle massime di Rodari, infatti, viene percepita a fondo dai bambini, elaborata, e spesso succede che la facciano propria, a loro modo – con più ingenuità, forse. Ma non per questo in maniera meno saggia di quanto farebbe un anziano. E questo è ciò che è successo con il bambino protagonista di questo aneddoto:
Ma in fondo forse è proprio questa la vera forza, la vera magia di questo progetto: quella di cui sono capaci i bambini. I bambini che, con la loro fantasia, con la loro purezza, non possono non ripagare i lettori di tutto l’impegno e la buona volontà. A volte basta un bambino, per far risplendere la giornata.
A testimoniare quanto può diventare profondo un legame che va a crearsi così dal nulla tra un lettore e un bambino, sebbene questi si trovino ai due estremi opposti di un cavo telefonico, è Andrea, un allievo attore di Medem coinvolto nel progetto. In questo aneddoto egli, infatti, ci racconta di quella volta che Fiore, una bambina di sette anni, gli ha fatto, insieme alla madre, un regalo davvero speciale:
A chiudere il coro delle voci maschili, una voce più familiare. Familiare perché sa di mamma, sa di nonna, di baby sitter o qualunque donna ti leggesse le favole da piccolo. È la voce di una lettrice, si chiama Alessia e continua a farti sognare anche ora che sei cresciuto, raccontando le favole a quel bambino che è in te e anche un po’ all’adulto che sei diventato. Perché sì, sicuramente i bambini sono i soggetti più fragili dal punto di vista psicologico, l’isolamento li tiene lontani dai giochi all’aperto e dai coetanei, e questo incide sul loro umore e sulla loro sfera emotiva, ma quanti adulti rischiano il crollo nervoso perché privati del lavoro e in difficoltà economiche? Medem pensa anche a loro, così Alessia, come ci racconta nell’audio, non ha esitato ad accettare la prenotazione di questa signora:
Laura Astarita, Giorgia Renghi
Negli audio, in ordine alfabetico:
Andrea Bucci, Alessia Martinelli,
Enrico Paci, Mauro Silvestrini
L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.