Piero Santi l’ho conosciuto che avevo vent’anni e anche grazie a lui ho imparato a fare il mestiere dell’ufficio stampa. Con garbo, sempre gentile e lieve, rispondeva preciso e a tono!
Pareva arruffato ma non lo era: aveva una precisione sulle notizie, non gli scappava mai una mail. L’ho sempre percepito come curioso, andava a vedere anche chi non conosceva, spaziava dalla danza al teatro alla performance senza pregiudizi nè fighetterie. Il suo sguardo era libero. Nel tempo poi ha iniziato a chiedermi consigli su cosa andare a vedere, ne vado molto fiera. Ci sentivamo per confrontarci anche al di là del lavoro, per scambiarci pareri e opinioni. Quando ancora non ci conoscevamo bene mi chiedeva solo il passaggio in macchina per rientrare a Bologna quando i treni regionali non circolano più, ma all’andata arrivava da solo, spesso con Maria. Mi metteva il buon umore vederlo, vedere questa bella coppia insieme a teatro. Mi mancherà e mancherà anche a una fetta importante di cultura regionale e non solo. (Agnese Doria)
Arrivava a teatro all’ultimo minuto, trafelato, dopo aver parcheggiato la bicicletta. A volte si diceva persino «No, lo spettacolo non comincia, deve ancora arrivare Piero Santi».
Gli artisti arrivati a Bologna già lo sapevano che ci sarebbe stata un’intervista di dieci minuti per la radio: «Chi ti ha intervistato?» «Piero Santi». Una voce che ha accolto tutti i teatri, pubblici, privati, maggiori e minori.
Una volta ci tempestò di chiamate per avere La radiofonica arte invisibile. Gliela lasciai a casa, in buchetta, e il giorno dopo l’intervista con l’autore era già uno scambio, un confronto curioso, alla pari.
L’ho conosciuto nel 2009 al Teatro San Martino. L’ho incontrato sempre. Su tutti gli autobus-navetta per Modena, Ravenna o altre città. Nei foyer, in platea, col biglietto in mano e l’impermeabile alzato sulla testa, le scarpe colorate e gli occhi veloci a puntare sull’ingresso in sala. Ma soprattutto l’ho sentito in radio, a mescolare Jazz e teatro col gusto di chi ama ciò che fa. (Serena Terranova)
Lo scorso anno con Massimo Marino abbiamo costruito diversi progetti legati alla presenza di Virgilio Sieni a Bologna, comprese delle pillole radiofoniche che Piero mandava in onda durante Humus. Andavamo nei posti, catturavamo materiali audio, li mandavamo a Piero per la radio. Alcuni erano al limite della pubblicabilità, spezzettati, rumorosetti… lui ce lo faceva notare, così abbiamo capito come farli al meglio.
Una volta siamo stati in studio da lui durante una campagna abbonamenti, a parlare di come raccontare il teatro a Bologna. Rideva, Piero, era contento di stare lì a farci domande, di fronte a noi inesperti della radio. Creava un clima di cordialità, amicizia, lì dietro quel microfono costruiva un mondo, gli dava forma, sapeva immaginare e forgiare il mondo come lo voleva, regalandolo a noi ascoltatori, rendendo quel mondo fuori di certo un po’ migliore. (Lorenzo Donati)
L'autore
-
Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.