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Per il bene di chi? Una chiacchierata con Pier Lorenzo Pisano

di Altre Velocità

Uno spettacolo che parla di ognuno di noi, della nostra vita, di quella dei nostri genitori, dei nostri fratelli. Pier Lorenzo Pisano ha deciso di esordire con un’opera sulla famiglia arrivando al cuore di tutti. Incontriamo il giovane autore, nato nel 1991, alla fine dell’ultima replica di Per il tuo bene. Ci accoglie con l’aria di un autore fiero di quello che ha appena portato in scena, come fosse il padre assente nel dramma, e con l’espressione di aver ancora tanto da dire. Subito ci chiede se lo spettacolo ci è piaciuto, è interessato e curioso dei commenti.

«Sono molto contento vi sia piaciuto. Quest’ultima replica in particolare è stata molto bella», e, mentre ci dice questo, passano Marco Cacciola alias Zio e Sconosciuto e Laura Mazzi che interpreta Madre e si complimenta con loro per questa ultima replica che definisce «speciale», «perché» – continua – «alla fine, dai tutto te stesso».

Per il tuo bene porta in scena la tematica della famiglia in modo estremamente sincero e autoriflessivo. Che messaggio volevi lanciare al pubblico?

«Il titolo allude all’idea che i genitori cerchino sempre di fare il meglio che possono, ma che questo non corrisponda davvero al “bene” per chi lo riceve. Nella locandina vediamo un pupazzo di neve che porge a un pupazzo piccolo una borsa dell’acqua calda, qualcosa che finirà per scioglierlo. Ecco il senso. Penso che il testo sia un piccolo saggio sulla famiglia, sui suoi “ruoli” interni, e suggerisca il concetto di fondo che è più complicato dimostrare amore nei confronti di chi ci ama sempre e incondizionatamente, quasi come fosse più semplice voler bene a uno sconosciuto».

In scena la presenza di ogni personaggio è significativa. Ma come mai hai deciso che il ruolo di Padre dovesse essere affidato a un elemento scenografico, un tavolo?

«Padre è una figura che funge da perno, un elemento attorno al quale tutto ruota mentre lui resta fermo. È un “tipo” di padre, fra i tanti».

Perché i figli sono solo maschi?

«Io sono un figlio maschio, ho vissuto in prima persona l’esperienza di vita da figlio maschio. È capitato durante le prove che Marina Occhionero, l’attrice che interpreta la ragazza, ha raccontato un aneddoto che coinvolgeva sua madre ed era un aneddoto che solo una figlia femmina avrebbe potuto raccontare. Un rapporto madre-figlia che io non conosco; di conseguenza ho raccontato quello madre-figlio perché è quello che conosco di più. La mia collega Lucia Calamaro, al contrario, analizza benissimo il rapporto madre-figlia»

Chi è il personaggio che fa tutto “per il tuo bene“, all’interno della storia?

«L’immagine che ho in mente è esattamente quella di quando i tuoi genitori o i tuoi parenti in generale ti “ricattano” con frasi del tipo “dai, fallo per me” pur sapendo che quella determinata cosa non ti va proprio a genio, ma tu per farli felici decidi di accontentarli per “il loro bene”. Siamo tutti artefici di un amore ricattatorio, ma per il bene dell’altro stringiamo i denti».

Il figlio maggiore vive fuori dal nucleo familiare. Credi che uno studente fuori sede ci si possa identificare? Hai pensato a loro scrivendolo, vista la recente affluenza degli under 30 a teatro?

«Quando ho scritto i vari personaggi non ho pensato a determinati “modelli”, perché ritengo che tutti si possano identificare. Credo che uno studente fuori sede possa avvicinarsi al fratello maggiore per la distanza da casa, ma anche al fratello minore per il desiderio di andarsene dal nucleo famigliare. Non è una nostalgia che possono provare solo gli studenti: la stessa esperienza dell’andare fuori casa potrebbe viverla anche solo chi lavora fuori».

Finite queste repliche bolognesi quali sono i tuoi prossimi progetti?

«Dopo queste recite saremo a Riccione e in altre città. Sicuramente questo testo verrà ripreso l’anno prossimo ma ancora non so dove. Al momento sto scrivendo un testo nuovo e ho altri progetti in mente… per ora non rivelo niente». 

Martina Anselmeti, Eleonora Poli

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