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Mercato Sonato – Orchestra Senzaspine

di Altre Velocità

Consiglio musicale per la lettura

[embed]https://www.youtube.com/watch?v=6z4KK7RWjmk[/embed] Non vogliono chiamarlo un “caso di successo” poiché non credono di essere ancora arrivati; forse non se lo diranno mai, per non adagiarsi sugli allori delle sicurezze facili: l’Associazione Senzaspine nasce da un’idea culturale forte, alla quale si associano competenze artistiche e professionali. Tommaso Ussardi, creatore del progetto, nel 2013, al termine della sua carriera in conservatorio, sente una discrepanza tra la sua figura di direttore d’orchestra e la sua valenza sociale. L’idea di trovare un ruolo in società alla musica classica, trasmettere la passione verso essa, in modo da dare ad ognuno il diritto di fruirne, è il nesso centrale delle azioni che di qui in avanti si svolgeranno. Poi tutto vien da sé: un gruppo di 50 tra compagni del conservatorio e reclute via social proliferano fino ad essere 300; una banda di suonatori che occupa i portici di Piazza Verdi, a Bologna, e, con la risonanza delle arcate, esegue una Quinta Sinfonia di Beethoven tutta vestita del rosso dei mattoni al crepuscolo, dell’attenzione inerme del manto di 500 persone in piazza, della vivacità di quello specifico luogo di aggregazione, tanto centrale per posizione e ruolo culturale. E il pubblico di Piazza Verdi risponde alle domande più recondite: si conosceva il motore per il quale l’Associazione doveva nascere; non se ne conosceva la funzione. Il messaggio era forte e chiaro: la musica può avere una responsabilità sociale. Luca Cantelli, entrato nell’Associazione nel 2015 come project manager, dunque non un suonatore ma un «becero amministrativo che aveva una vita prima di incontrare i Senzaspine, e ora ha una vita più musicata», ci racconta la storia per bandi: nel 2014 l’Orchestra vince il bando Incredibol! e nel 2015 Culturability, con il quale si vede assegnare l’ex mercato del quartiere San Donato. Il primo pensiero è che cosa fare di questo spazio, che cosa comunicare a un quartiere che di certo in un mercato non si aspetta di trovare un’orchestra. Come si può non essere estranei, come si affondano le radici? Luogo periferico, quello dell’ex mercato rionale: appena fuori le mura di Bologna eppure tanto fuori dai circuiti vivaci della città. Un luogo vecchio per la vitalità del passato ormai perduta, casa per i tanti immigrati del Sud Italia, negli anni ’50, dove potevano trovare pesce fresco quotidianamente: l’unica calda parvenza di terra natia che cullava nel freddo inverno bolognese. Innanzitutto, il nome: Mercato San Donato diventa Mercato Sonato, elidendo poche lettere centrali. L’intento è quello di rendere a tal punto banale la fruizione della musica classica, che il logo sembra quello di un discount «Uno va al supermercato e al posto di un 3×2, si becca una sinfonia di Beethoven!» L’intento iniziale non era quello di realizzare un’orchestra, ma un movimento che potesse sradicare gli stigmi intorno all’arte e alla bellezza: la musica classica oggi è totalmente inaccessibile poiché c’è difficoltà nella fruizione; come avvicinarsi a qualcosa con le spine che, nonostante la bellezza insita, non si riesce a toccare. L’Orchestra Senzaspine è questo: togliere le spine da tutti gli oggetti portatori di bellezza, togliere le spine da tutto ciò che ci appartiene. Obiettivo del progetto è dare nuova centralità urbana alla musica classica, ai giovani e alle sperimentazioni, trasformando uno spazio pubblico di periferia, che diventa in tal modo un valore aggiunto per il quartiere e per l’intera città. L’inserimento nel quartiere, allora, avviene con un concerto all’aperto, di domenica mattina: mentre Bologna respira della fresca quiete domenicale, le note cinguettano nel quartiere periferico e, adulti e bambini, con l’iniziativa Conduct us, con la quale l’Orchestra chiede al suo pubblico di dirigere, per un attimo, la musica, diventano parte di una matematica cosmica che fa “sonare” la città della leggerezza degli spartiti mozartiani. Una spina è già sradicata. Oggi, il “Mercato Sonato” è sede dell’Orchestra Senzaspine, oltreché di una rete di associazioni alla quale l’Orchestra si è rivolta per offrire una molteplicità di prodotti al suo pubblico: una camera oscura gestita da “Piccolo Formato”, attività di artigianato tessile con “La scatola”, una falegnameria dove si costruiscono burattini e tanto altro ancora (http://www.mercatosonato.com/). Lo spazio, dunque, non vive solo di musica: ha una vita sociale più ampia e Senzaspine è la prima Orchestra under 35 in Italia che si trova a gestire uno spazio pubblico. L’aspetto fondamentale che doveva essere mutato dagli antecedenti, era relativo al linguaggio: bisognava rompere con gli stereotipi e far sentire il pubblico idoneo. Si vuole rompere il divario tra la musica classica e la contemporaneità, così si crea un connubio di linguaggi: sul palco ci si maschera, e lo stesso Ussardi indosserà, in un concerto al Duse, una parrucca bionda. La loro prima esperienza in un teatro vero, al Duse, porta 999 persone in platea o sui balconcini, per un sold out inaspettato. Sono arrivati, a oggi, alla terza stagione al Teatro, e il loro format è quello del Social Concert: le sinfonie si fanno ascoltare tramite facebook, cosicché il pubblico possa votare e scegliere tra di esse. Inoltre, viene svolto un contest per la recluta di giovani solisti, il classX Factor. L’identità comunque viene di nuovo trovata nel contesto della piazza: l’11 luglio dello scorso anno, in occasione della ricorrenza dei 70 anni della Sua fondazione, Cofcommercio Ascom Bologna ha organizzato una serata concerto in Piazza Maggiore: 10.000 persone col naso alzato. Di domenica mattina, ora, c’è il Mercato per tutti: musica aperta gratuitamente alla cittadinanza, l’ultimo giorno di settimana ad omaggiare se stessi; la bellezza, l’arte, tramite note che si accordano al proprio metabolismo interiore. Ciò che manca, ancora, è una fascia di pubblico come quello universitario: il target per ora raggiunto è quello tra i 40 e i 60 anni; inoltre, i bambini. La decontestualizzazione è lo strumento che dovrebbe alimentare un interesse maggiore. Altro strumento è il concerto: non è il fine, ma il tramite attraverso il quale si abbattono barriere del passato che trattengono di fronte alla bellezza. Un progetto di rigenerazione urbana che vuole demonizzare l’inaccessibilità all’arte tramite l’accesso ad essa della periferia, dell’incompatibilità, dell’anziana e del bambino: in tal modo l’arte si realizza al massimo delle sue possibilità espressive e politiche Il 10 aprile la serata conclusiva della stagione al Duse. Per info e prenotazioni: http://www.teatrodusebologna.it/spettacoli/senzaspine-classxfactor/  

A cura di Angela Curina

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