Quando siamo arrivati nelle prime ore del pomeriggio nei luoghi di EXATR, che Città di Ebla e Spazi Indecisi hanno ricevuto in concessione nel 2010 e dove da ieri si è inaugurata la diciottesima edizione del Festival Internazionale delle Arti dal Vivo Ipercorpo, ci siamo trovati in un ex deposito di corriere, scampato a uno stato di abbandono grazie a una ristrutturazione statica che lo mantiene in sicurezza. Oggi, al posto di pompe di benzina, bus e autisti, a darci il benvenuto è un ampio cortile che ospita un teatro – soprannominato teatro tenda – un bar con tavolini di legno, pancali, poltrone di pelle, vecchi seggiolini da autobus con ancora le cinture di sicurezza e un container in cui all’interno è visitabile In Loco. Il museo diffuso dell’abbandono, progetto di rigenerazione urbana curato da Spazi Indecisi.
Ci sono altri luoghi, oltre a EXATR, che necessiterebbero di azioni mirate. Alberto, la cui famiglia ha gestito fin dalla fondazione nel 1913 l’Arena Forlivese, ci ha subito intercettati portandoci alla scoperta di questo piccolo teatro all’aperto in semi stato di abbandono nel cuore di Forlì, dall’ampio boccascena e dalla platea semicircolare. Alberto è molto appassionato, conosce ogni segreto dell’Arena, che per lui è un posto caro. In un susseguirsi di eredità – prima il bisnonno, poi il nonno e infine lo zio – ha vissuto diverse vite, l’ultima e più longeva come cinema fino al 1977. Incerto è il futuro di questo luogo così singolare e tante sono le domande: possibile che un luogo del genere non venga sfruttato nelle sue infinite possibilità? Oltre Alberto, nessuno sente la necessità di riabitare questo spazio? E ancora, cosa farne allora? Durante Ipercorpo l’Arena Forlivese ospita la statua dell’artista Nicola Samorì, simbolo dell’edizione di quest’anno Trattare l’aria.
In serata abbiamo preso posto all’interno del teatro tenda per seguire l’incontro Body Clip, curato da Città di Ebla, e assistere alla proiezione di alcuni corti di video-danza e di tre bevi video-documentari prodotti da Spazi Indecisi, che raccontano rispettivamente tre luoghi storici della città di Forlì: Foro Boario, Arena Forlivese e gli spazi dell’EXATR.
Lucia Carolina De Rienzo, producer dell’associazione COORPI di Torino, introduce il progetto Danza in 1 minuto, che da tanti anni è ospite a Ipercorpo, e che tramite una call aperta ad artisti professionisti o amatori chiede di inviare opere contenute entro questa brevissima durata. Lucia ci trascina nella visione di due produzioni, realizzate tra il 2017 e il 2019 grazie ad alcuni bandi SIAE a favore della giovane produzione artistica. Entrambe hanno a che fare con la coreografia, in rapporto agli spazi urbani della città di Torino. Ben è il titolo del primo lavoro, nato dall’intuizione della documentarista Rosa Canosa: un film di danza muto in cui la musica è completamente assente e la traccia sonora si genera e sostanzia dalla ritmica creata dal montaggio delle immagini. VA!, secondo e ultimo lavoro presentato da COORPI, è un viaggio di un danzatore su un carretto del mercato lungo il quartiere Barriera di Milano: un videoclip in cui i movimenti del performer entrano in sinergia con l’ambiente e le sue contraddizioni.
Ci spostiamo nel cortile per visitare In Loco. Il museo diffuso dell’abbandono, mostra votata a un nuovo pensiero sulla socialità grazie a una pratica basata sulla delicatezza e sulla necessità di ripensare gli spazi allontanandosi dalle logiche di consumo. Iniziato a Forlì e poi proseguito per tutta la Romagna, In Loco ha mappato, grazie a una call pubblica, gli spazi dismessi, creando diversi contenuti multimediali che il pubblico ha la possibilità di visionare all’interno del container. Il museo è sempre aperto, ci dice Erica di Spazi Indecisi, e restituisce un’indagine quanto mai attuale, che scopre e disvela i meccanismi sempre più soffocanti delle politiche urbane contemporanee.
La giornata si è conclusa con l’esperienza in VR Re_FLOW della danzatrice, coreografa e video artist greca Chrysanthi Badeka, una performance che esplora il corpo in stato di emergenza. Una volta indossato il visore per la realtà aumentata, lo spettatore oltrepassa un portale e si ritrova in una terra scura e collinare. In lontananza piove e si sentono rumori di tuoni. All’improvviso un rumore sordo, come di qualcosa che si sta rompendo. È la terra a separarsi, l’acqua inghiotte tutto. Finita l’esplorazione la sensazione è straniante, quasi da tachicardia. È forse questo il futuro che ci aspetta?
Questo articolo fa parte dello “Speciale Ipercorpo 2022“