Counturing Perfetto, in scena il 4 maggio all’ Arena del Sole di Bologna alle 20.30 (replica per le scuole in matinè il giorno successivo), è uno spettacolo della compagnia Domesticalchimia, una realtà teatrale che «racconta storie scomode sul divano». Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo incontrato il drammaturgo della compagnia Riccardo Baudino e gli abbiamo posto qualche domanda. Domesticalchimia. Come nasce questo nome? È partito tutto da uno “brainstorming”, un gioco attraverso il quale abbiamo potuto abbinare due parole che ci piacevano. Domestica perché molte esperienze e iniziative, banalmente, nascono tra le mura di casa e si arricchiscono di un’attenzione e una cura particolari, come quando ci prepariamo da soli il pane o la pasta nella nostra cucina. Alchimia perché ci affascina trovare una connessione tra il quotidiano e tutto ciò che lo circonda. Personalmente ritengo che il teatro sia una disciplina alchemica: lo è nelle prove, quando si va in scena e vi è la condivisione con il pubblico ma soprattutto quando l’attore va alla ricerca di un particolare stato psicofisico. Come è nata la vostra compagnia? Il nucleo fondante della compagnia è costituito dalla regista Francesca Merli, dalla sound designer Federica Furlani, da Elena Boillat che cura i movimenti scenici e da me, Riccardo Baudino che mi occupo della drammaturgia. Abbiamo frequentato tutti l’Accademia d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano, a parte Fedrica Furlani che si è formata presso il Conservatorio Verdi, e dopo abbiamo deciso di continuare il nostro percorso insieme. Per quanto riguarda gli attori collaboriamo con i ragazzi dell’Accademia o del Teatro Stabile di Torino. Tra le varie esperienze, abbiamo avuto l’occasione di lavorare con il regista Antonio Latella per il progetto Santa Estasi a Modena. Il 4 maggio presentate all’Arena del Sole lo spettacolo Il Contouring perfetto. Di cosa si tratta? Il progetto nasce da un’idea della regista che vuole raccontare, attraverso la protagonista Anita, le dinamiche dell’isolamento e dell’auto reclusione di una blogger. Il Contouring è in realtà una tecnica di trucco che abbiamo scoperto navigando in internet, ci siamo dunque immersi in un mondo femminile che ostenta, dietro lo schermo, immagini vincenti di fitness e makeup ma che nascondono al contempo una vita solitaria. Anita, nonostante sia una giovane e bellissima ragazza, vive chiusa in casa da molto tempo e ci si chiede come sia possibile. [caption id="attachment_1405" align="alignnone" width="904"] sdr[/caption] Le vostre parole sembrano richiamare, in un certo senso, anche lo spettacolo Hikikomori (regia di Vincenzo Picone, produzione Teatro Due) che vi ha preceduti sempre all’Arena del Sole… Certamente. Hikikomori letteralmente in giapponese significa isolarsi. Forse la a differenza è che il regista Picone evidenzia anche il lato positivo di questa condizione di reclusione descrivendola come una resistenza, talvolta addirittura inconscia, nei confronti di un mondo esterno che fa paura e opprime. Una dimensione che ci riguarda tutti molto da vicino in quanto a chiunque sarà capitato di restare collegati in casa un giorno intero a guardare internet. Quale è stato il processo di lavoro? Abbiamo studiato prima di tutto il mezzo di reclusione per antonomasia, internet. Inoltre abbiamo anche effettuato delle ricerche su siti o blog e ci siamo serviti di testimonianze varie. È stato un lavoro appassionante e che, per quanto mi riguarda, mi ha affascinato specialmente dal punto di vista della scrittura, penso in particolare la ricerca di certe sfumature stilistiche utilizzate dalle blogger. Come avete tradotto tutto questo in scena? Abbiamo accumulato e condiviso tutto il materiale possibile, infine abbiamo effettuato un lavoro di selezione e composizione. Oltre ad occuparci della dimensione drammaturgica è stato importante anche sperimentare con le improvvisazioni ed è stato davvero emozionante vedere come tutto questo si traducesse in teatro. Nonostante la scena fosse completamente vuota, eccetto le luci e i corpi degli attori, si è venuto a creare una sorta di blog teatrale, come se ci fosse uno schermo. Abbiamo scoperto tutto questo facendolo, non lo avevamo previsto. È il vostro primo lavoro? Sì. Abbiamo fatto precedenti esperienze ma questo è il primo vero e proprio spettacolo. È stato rappresentato in anteprima a Milano e al Teatro delle Moline di Bologna in autunno. Cosa trattenete del magistero di Antonio Latella? Latella ci ha permesso di lavorare con grande libertà, pur tenendo sempre presente alcuni saldi principi dai quali non bisogna allontanarsi, come ad esempio quelli narrativi. Ci ha reso coscienti delle nostre azioni e responsabili per ogni mossa che facciamo quando creiamo uno spettacolo. Spettacoli come il suo Pinocchio sono fondamentali per capire l’importanza nel giudicare un’operazione teatrale al di là del proprio gusto personale. Latella ci ha trasmesso quel senso di coraggio indispensabile per chi vuole per affrontare e portare avanti un qualunque discorso teatrale autonomo.
A cura della redazione e di Camilla Fiore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.