Santiago a Mil, il più importante festival di teatro del Cile, è uno dei più grandi dell’intero Sudamerica. Si svolge a gennaio, quando là la temperatura oscilla intorno ai trenta gradi, ed è giunto nel 2014 alla sua ventunesima edizione. Nasce nel 1994, pochi anni dopo l’altro appuntamento “gigante” del Sudamerica, il Festiva Iberomaericano di Bogotà. Tutti e due i festival sono diretti da donne: Carmen Romero, fondatrice del Santiago a Mil, e Anamarta de Pizarro, che ha preso il posto di Fanny Mikey, dopo la sua scomparsa, un’altra donna ancora, fondatrice del festival di Bogotà. Sono iniziative diverse, ma tutte e due si profilano in forte ascesa. Sviluppandosi in città metropolitane, mescolano attività pensate per le strade e per le piazze, con una programmazione sempre più a portata internazionale. Con Santiago l’Italia ha più rapporti, già nel 2008 il nostro paese fu invitato come ospite del festival e fu firmato un memorandum di intesa tra Ministero della Cultura italiano e Consiglio nazionale del Cile. Quella esperienza è raccontata nel libro Le voci di Santiago a cura di Katia Ippaso, pieno di spunti e di informazioni. Il progetto fu realizzato dall’ETI (e in questi casi se ne sente davvero la mancanza) e parteciparono molti artisti e operatori italiani. Dal 2008 sono passati solo sette anni, ma tante cose sono mutate sia in Italia che in Cile. Delle compagnie cilene alcune sono andate avanti e si sono affacciate in Europa, ne sono nate di nuove, con una consapevolezza crescente. Intanto Michelle Bachelet – figlia di Alberto Bachelet, torturato e ucciso durante la dittatura, perché molto vicino ad Allende – è stata rieletta Presidente vincendo la sfidante di centro-destra Evelyn Matthei. Come Ministro della Cultura è stata nominata Claudia Barattini, energica responsabile dei rapporti internazionali proprio del festival Santiago a Mil e conosciuta da tanto teatro italiano. Anche il sindaco di Santiago è una donna, si chiama Carolina Montserrat Tohá, figlia dell’ex ministro di Salvador Allende, José Tohá, molto giovanile e assai stimata. Quando l’ho incontrata durante il festival mi ha detto che fare il sindaco è un lavoro meraviglioso e che ha un ottimo ricordo dell’Italia, dove ha studiato legge per alcuni anni. Conosce bene Milano e… Pontedera. L’accostamento è curioso. Credo che Pontedera si possa conoscere solo per due motivi, o la Piaggio o il teatro. Ed è appunto il teatro in effetti a creare questo filo tra Italia e Cile. La strada tra i due paesi non è così lunga come per il piccolo Marco che, a fine Ottocento, per raggiungere le Ande – dagli Appennini – impiegò molto tempo e molta fatica, ed erano quelle del versante Argentino (San Miguel de Tucumán). Ma ancora oggi, in proporzione, il viaggio è lungo e ci vuole una giornata di voli. Eppure a Santiago del Cile si sente un’aria familiare; gli italiani residenti sono, a differenza di altri paesi sudamericani, davvero molto pochi (ma non così pochi i cileni che durante la dittatura sono passati dall’Italia), eppure si scoprono tanti fili nascosti e tante assonanze, anche in una Storia sicuramente diversa e difficile, ma non così estranea alle vicende italiane.
L'autore
-
Critico teatrale, è tra i fondatori di Altre Velocità e collabora con la rivista Gli Asini. Dal 2004 conduce una rubrica radiofonica di attualità teatrale su Rete Toscana Classica. Ha curato svariate pubblicazioni nell'ambito del teatro ed è stato codirettore del Festival di Santarcangelo per il triennio 2012-2014 e presidente dell'Associazione Teatrale Pistoiese.