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I Rimini Protokoll, spiegati bene

di Altre Velocità

Chi sono i Rimini Protokoll? Che tipo di teatro portano in scena? Perché sono così importanti?
Questa mini-guida si prefissa lo scopo di creare un percorso per chi del collettivo svizzero non ha mai sentito parlare. Un breve articolo illustrativo in attesa di Granma, in scena all’Arena del Sole mercoledì 10 e giovedì 11 marzo.

I Rimini Protokoll nascono dall’unione di Helgard Haug, Stefan Kaegi e Daniel Wetzel nel 2002. Dopo essersi formati all’Istituto di studi teatrali applicati di Giessen, iniziano attivamente il loro percorso nel 2000. Non solo spettacoli ma esibizioni, programmi radio e film, una produzione intensa e variegata che, a partire da diversi mezzi comunicativi, snocciola temi chiave legati alle problematiche sociali, economiche e politiche all’interno di specifiche comunità. La ricerca si sviluppa sulla base di materiali autentici, attraverso un metodo che ricalca quello del giornalismo di reportage: interviste, ricerca sul campo, fonti originali che vengono plasmate e rimescolate per far fronte alla necessità artistica.

Un teatro tra realtà e finzione, definito da molti come teatro documentario, che indaga le pieghe del contemporaneo. Attraverso l’eliminazione del personaggio e l’introduzione di persone reali in scena, il pubblico viene continuamente confuso e traghettato in narrazioni ambigue, incapace di distinguere ciò che è falso da ciò che è vero (se avete seguito il festival vie di quest’anno True Copy dei BERLIN, andato in scena a Vignola, è un chiaro esempio di questo meccanismo).

https://www.youtube.com/watch?v=wDPd8fkUGkU

Seguendo un immaginario filo rosso – partendo da Duchamp, passando per le avanguardie storiche, fino alle nuove sperimentazioni robotiche dell’Android Human Theatre giapponese – i Rimini Protokoll sviluppano il concetto di ready made novecentesco portandolo a esasperazione. La persona comune viene riposizionata nel meccanismo teatrale, esposta con un semplice: “questo è un attore che interpreta sé stesso”. In Kreuzworträtsel Boxenstopp (2000) lo spettacolo viene costruito intorno a quattro signore della porta accanto insieme a piloti della formula 1, in Karl Marx: Das Kapital (2006), il protagonista è un uomo impegnato nella nuova edizione del testo di Marx, Erster Band che all’epoca era effettivamente il curatore del volume.

Dalla metà degli anni ‘00 il collettivo ha sviluppato nuove modalità di produzione, creando performance urbane in cui il pubblico veniva eterodiretto attraverso il tessuto della città: in Call Cutta (2006) lo spett-attore viene condotto per Berlino attraverso le indicazioni che gli venivano date in cuffia direttamente da un call center di Calcutta, creando parallelismi tra la storia tedesca e quella indiana. Verso la metà del decennio a queste nuove produzioni viene aggiunta la particolarità di essere site specific: in Remote Milano (2014) la voce che accompagnava i partecipanti era di un personaggio virtuale di nome Fabiana che invitava a guardare il paesaggio del capoluogo lombardo con occhi diversi (per chi ha visto Lei di Spike Jonze, la suggestione evocata è la medesima: la materialità in dell’azione viene sovrapposta alla voce simulata).

https://www.youtube.com/watch?v=G87e12B9WVs&t=66s

Granma, ultima produzione del gruppo, è ambientato trent’anni dopo la rivoluzione cubana. Daniele, matematico e filmaker è sul palco a raccontare la storia del nonno, uno dei compagni più fedeli di Fidel Castro che nel 1956 si occupò dell’organizzazione della nave “Granma” impegnata a trasportare i rivoluzionari dal Messico a Cuba. Insieme a lui c’è Christiàn, il cui nonno è stato pilota durante la guerra civile in Angola. Ultimo personaggio in scena è Milagros, una studentessa di storia impegnata a ragionare sul significato e sulle contraddizioni che la guerra e la rivoluzione hanno comportato.

https://www.youtube.com/watch?v=pOYtVFFKUi8

Coerentemente all’urgenza moderna di partecipare attivamente alla vita pubblica – penso alla democrazia diretta pentastellata, ai sondaggi su Twitter, alle dirette Facebook – questo tipo di teatro si iscrive perfettamente in questa tendenza, snaturandone però i presupposti: la realtà viene smascherata e incrinata, diventando tutt’uno con la finzione. Allo spettatore è chiesto di rispettare lo stesso patto rappresentativo presente nello spettacolo “tradizionale”, con risultati diversi: domandare, più che rispondere, se esista veramente una verità a cui appellarci.
Granma è un’occasione unica di vedere questo gruppo in Italia (sebbene ci attenda una replica anche in settembre a Prato): Bologna Teatri vi aspetta all’Arena del Sole!

Francesca Lombardi


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