“Fuori Asse Focus I Ai confini del circo” è una rassegna organizzata da Quattrox4 con l’obiettivo di dare una visione del circo contemporaneo come arte di creazione. Durante il festival è possibile assistere a una selezione di quattro spettacoli e, accompagnati da critici e studiosi, indagare con gli artisti coinvolti lo stato dell’arte e le traiettorie di creazione del circo contemporaneo.
In questo spazio di ragionamento condiviso abbiamo posto le basi per la costruzione di un discorso estetico sulla disciplina con un glossario, che ha anche il proposito etico di riabilitare la figura del critico e di constatare l’ammissione della pratica circense nel perimetro delle arti performative contemporanee.
Gaber, cantando di destra e sinistra, diceva che le parole definiscono il mondo. Siamo sempre più circondati da parole nuove, da crasi anglicismi e persino simboli, dall’asterisco alla schwa, per il superamento dei paradigmi onni-definitori che conoscevamo. E con questo linguaggio stiamo ridefinendo e sfumando i confini del pensabile stesso, per quella forza performativa che è propria del linguaggio stesso.
Per le arti, specie quelle performative, tracciare un percorso di parole non sempre aiuta a trattenere l’effimero dell’atto. L’evento teatrale è, appunto, evento: la tensione tra corpi e spazi sussiste anche nell’assenza verbale e qualsiasi racconto postumo non può mai restituire l’evento, ma provare a dargli una forma mentale, un pensiero critico che solo la giusta distanza rende possibile. L’arte non rivela ma disvela, rende visibile ciò che non lo è, ma in questo trivellare le coscienze accade a volte che l’esperienza di estrazione rimanga troppo intima, troppo solitaria. Il discorso interviene nella costruzione delle alleanze tra coscienze, per sintetizzare e condividere, moltiplicare ed elidere, insomma, per garantire l’interazione.
Quando, un anno fa, ci siamo avvicinati al circo contemporaneo temevano di non essere pronti: appunto, di non saper trovare le parole. Eravamo certi che, da appassionati spettatori del mondo performativo, avremmo apprezzato l’incursione emotiva e sinestetica in territori sconosciuti. Ma da critici – nel senso di persone che provano a sviluppare un pensiero su quanto visto, per apprendere, diffondere e insieme progredire – sentivamo che ci mancava il lessico.
Abbiamo visto tante cose nei teatri italiani, ma al circo contemporaneo non siamo stati preparati a sufficienza. Eventi come Fuori Asse Focus riabilitano un linguaggio performativo dentro un perimetro ideologico che gioca a fare la gerarchia delle muse, e così tocca a noi ricreare un linguaggio verbale che sia all’altezza di ridefinire “i confini del circo contemporaneo”.
Abbiamo studiato, abbiamo visto, abbiamo cercato le parole più giuste per veicolare ciò che deve essere visto e sentito, prima che raccontato, e lo abbiamo fatto con il supporto di artisti e acrobati, poco avvezzi a parlare di sé ma con una gestualità magniloquente che insieme abbiamo tradotto in lemma. Così eccoci con degli strumenti che possano essere subito uno scalpello per tutte e tutti, piccole chiavi per entrare consapevolmente nel mondo del circo contemporaneo.
La critica non è mai neutrale, in quanto espressione di una soggettività, e così non lo sono le parole che vengono usate. Esiste però un fondamento etico per questo mestiere, ed è ciò che lo distingue dalla comune espressione di opinioni: il rispetto per lo sforzo tremendo che comporta il processo creativo. Se è vero che il mestiere del critico sta scomparendo, preda dei tranelli settoriali del nostro paese o del dirottamento verso massmediatiche forme autopromozionali, allora è proprio questo il momento in cui garantire l’immunità ideologica da ondate demagogiche e disordinate di pensiero comune.
Così invece che riadattare parole esistenti, ne abbiamo cercate di nuove. In fondo, un approccio critico, crediamo, debba soprattutto concentrarsi in questo: evidenziare, portare alla luce e cogliere un qualcosa che risuona, riverbera e appartiene allo stesso modo sia a chi compie l’azione che a chi la osserva, non essendo, quindi, il vezzo dell’uno o l’indebita appropriazione dell’altro.
Alla vigilia della seconda edizione di Fuori Asse Focus riprendiamo le parole che abbiamo seminato l’anno scorso, ne spieghiamo le origini, gli usi e (forse) gli abusi. L’obiettivo è che questi lemmi siano un vademecum per nuovi critici, studiosi, artisti e spettatori di circo contemporaneo che, se vorranno, potranno segnalarci le loro.
Questo vuole essere un glossario aperto, un bacino di idee, un megafono per chi abbia voglia di agguantare l’inesplicabile anche solo per un attimo, e porlo al servizio di chi legge. Vogliamo rendere la critica un esercizio attivo per lo spettatore e non solo la prerogativa di pochi a cui è affidato ciò che nessuno può portare a compimento: definire cos’è arte una volta per tutte. All’agonia della critica culturale, noi rispondiamo con quelle che Todorov avrebbe definito “critiche umanistiche”. Cioè pensieri curati dal tempo e dalla dedizione, dubbi laceranti, intuizioni non canoniche, posizioni dissenzienti. Perché in fondo la cultura e i suoi processi dovrebbero essere un atto comune e condiviso, cantava sempre Gaber, «libertà è partecipazione».
Gli autori
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Dottorando in studi teatrali presso il Dipartimento delle Arti dell'Università di Bologna, il suo campo d'indagine è la relazione tra arti performative e gli spazi naturali. Frequenta convegni internazionali (EASTAP) e nazionali. Ha partecipato ai College di critica e archivio presso la Biennale di Venezia (Teatro). Si occupa di critica teatrale per varie riviste online.
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