30 anni e una laurea in sociologia, lingua e letteratura tedesca: da una Svizzera che chiude le frontiere, c’è, insinuandosi, chi tenta di spalancare le porte della comprensione tramite un’arte poliforme che interviene dove la politica fallisce. Milo Rau prova a farsi carico di un tale processo: una figura ormai riconosciuta e pluripremiata in ambito artistico, ma che a livello politico non cessa di rilanciare i bersagli e le coordinate della propria riflessione e del proprio agire .
Già nel 1997 compie uno dei suoi viaggi di reportage verso il Chiapas: raccoglie, documenta, scruta; di questo si compongono le sue opere teatrali, cinematografiche o scritte. Nel 2007 Rau fonda la compagnia teatrale e cinematografica International Institute of Political Murder (IIPM), le cui produzioni rappresentano una nuova forma di arte che prende spunto dal documentario e, dal punto di vista estetico, si realizza nel “Real Theater” (concetto di Alexander Kluge). I loro lavori si imperniano su testimonianze dirette e ricostruzioni di eventi capaci di affrontare grandi tabù odierni. Arte politica, dunque, se solo col termine “politico” si può far riferimento a una forma espressiva che si confronta con il concreto agire della storia, piccola e grande: ma l’arte non è già atto politico di per sé? Il collettivo si ritrae così: Dalla sua nascita, IIPM ha all’attivo più di 50 film, produzioni teatrali, libri e mostre che sono stati realizzati in oltre 30 paesi. Il focus della società di produzione, dunque, è stato da sempre quello di raccontare i conflitti della società, dai cortocircuiti delle proprie stanze sino alle dinamiche sociali più ampie, portati sul palco, sullo schermo o sulla carta stampata. Tra le questioni affrontate ci sono state l’esecuzione di Nicolae ed Elena Ceausescu in Gli ultimi giorni di Ceausescu, il genocidio in Ruanda in Hate Radio, la strage del terrorista norvegese Anders Breivik in Dichiarazione di Breivik. Inoltre si è voluta aprire la questione del diritto di voto degli stranieri in Svizzera in Città del cambiamento. Nel 2014 IIPM ha poi lanciato il progetto Europe Trilogy con il primo The Civil Wars, poi The Dark Ages nel 2016 e, infine, Empire. Non mancano nella compagine anche progetti più inerenti all’inclusione di categorie emarginate, con Le 120 giornate di Sodoma, in cui Rau ha coinvolto attori disabili, e progetti in cui gli attori sono bambini, in Cinque pezzi facili. Regista già presente in Italia con Hate Radio, al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia durante la Biennale Teatro 2015 e al Terni Festival nel 2016, e con Breivik, al Santarcangelo dei Teatri 2015. Grande entusiasmo e scandalo lo scorso anno anche per Cinque pezzi facili, in scena alla Pelanda per l’undicesima edizione del festival Short Theatre di Roma, al Festival di Terni e a Contemporanea di Prato. Un unico attore adulto in scena, Peter Seynaeve, insieme a sette bambini tra gli 8 e i 13 anni che raccontano in prima persona una storia di pedofilia. L’accuratezza dei dettagli – frutto di una meticolosa ricerca da parte di Rau – unita alla verosimiglianza della messa in scena: una realtà che diviene allora straniamento, dove il macabro non è finzione ma rappresentazione. Seguendo questo link la recensione di Attilio Scarpellini a proposito di Five Easy Pieces, visto nella sua replica al festival romano Short Theatre: http://www.doppiozero.com/materiali/milo-rau-la-crociata-dei-bambini. Per la prima volta, il lavoro del regista sarà anche a Bologna, all’Arena del Sole nelle serate del 10 e 11 marzo con il suo Compassion. La storia della mitragliatrice. Lo spazio scenico diventerà lo spazio delle rotte mediterranee, si irradierà delle tensioni presenti nelle zone di guerra civile congolesi, prenderà la voce di membri di ONG, uomini di chiesa e vittime di guerra; e ci chiederà cosa c’è di tanto eccitante nel guardare la miseria degli altri, perché la si sopporta, quanto “vale” un morto. Prima di salire sula barca di Rau, dalle 20.15 WikiArena all’Arena del Sole, dove verranno forniti consigli di lettura e indicazioni videografiche per osservare con un altro occhio la rappresentazione. Al termine, Conversando, un’occasione per dialogare da più vicino con gli artisti delle compagnie: stasera incontro con Ursina Lardi e Consolate Sipérius. Entrambi gli appuntamenti coordinati da Roberta Ferraresi. Il regista svizzero crede che il teatro debba essere un’esperienza trasformativa: l’atto politico, allora, sta proprio qui, nell’aprire dibattiti che si estendono ben oltre i confini del mondo dell’arte. La fiducia nel cambiamento si realizza nell’esporre senza mezzi termini tematiche scandalose che con l’arte dell’analogia fermentano di nuove forme di riflessione e di azione. Per info e prenotazioni: http://www.arenadelsole.it/it-IT/Stagioni/Stagione-2016-2017/Compassion.aspx.
Angela Curina
]]>L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.