Dall’1 al 10 marzo il nostro laboratorio avanzato di giornalismo e critica ha inviato attraverso la chat Telegram di Altre Velocità un daily audio sul festival “HOME – Atlas of Transitions”. Raccogliamo tutti i dispacci in questo articolo.
Giorno #1
Con i nostri occhi riusciamo a vedere il mondo intero, eccetto che un unico punto: i nostri occhi
Pietro Perelli racconta la “School of Integration” di Tania Bruguera con la prima lezione dedicata all’Eritrea, dal titolo “Lodare o biasimare in rima: la poesia orale eritrea”.
Giorno #2
Di un corpo fragile e forte che ci costringe a riformulare posizioni fisiche e mentali
Vittoria Majorana racconta una particolare scuola di cucito, che coniuga lavoro di gruppo e dimensione domestica. Si parla anche di fragilità e forza a partire da Quartier Libre di Nadia Beugré, in replica anche stasera stessa.
Giorno #3
Assenza di peso e di corporeità
Gabriella Mancuso ci racconta il lavoro dell’artista estone Kristina Norman sulle donne migranti, l’incontro insieme alla sociologa Sabrina Marchetti e lo spettacolo di Dorothée Munyaneza Samedi Détente, allestito a Teatri di Vita.
Giorno #4
Se dovessi abbandonare la tua casa, cosa porteresti con te?
Gianluca Poggi ci porta in Marocco con uno sguardo d’incanto che rende conto di canzoni popolari, lotta politica e riti domestici. Con la voce e i racconti di Hajiba Radouane.
Giorno #5
Suonare significa portare un po’ di gioia
Ilaria Cecchinato ci porta in Palestina, incontrando una scuola che ci insegna a riconoscere le vesti tipiche partendo dai colori, ma anche inseguendo i profumi del falafel di via Mascarella e aprendoci la porta, di notte, della sua postazione di registrazione e montaggio.
Giorno #6
Generare alterità e combattere l’ineluttabilità del reale attraverso pratiche difformi
Damiano Pellegrino ci offre qualche appunto dal convegno “Art Util” (un’arte che si dica utile, possibile?) e un racconto di due incontri: con Vincenzo, “rom abruzzese”, e con Jakub, a partire rispettivamente dalla School of Integration di Tania Bruguera (incontro organizzato da Ateliersi) e dal film di ZimmerFrei Saga#1 – Yakub.
Giorno #7
È possibile restare migranti tutta la vita, perennemente senza radici?
Sofia Longhini ci racconta che ieri ai Dams Lab era possibile cantare Bella ciao al karaoke cinese. Vecchie canzoni europee e statunitensi ma adattate e tradotte in Cina parecchi anni fa, una forma di intrattenimento popolare ancora diffusa, dallo svago alla scavo antropologico.
Giorno #8
Ogni uomo mi sembra un potenziale nemico
Valeria Minciullo ci racconta di studenti e studentesse bolognesi che contribuiscono a Wikipedia generando voci su figure femminili e di Fatoumata Bagayoko che alla School of Integration propone Fatou t’as tout fait. Cala il buio e la giovane performer maliana racconta la sua storia di mutilazioni, con al centro il corpo e il viso di ragazza-bambina.
Giorno #9
Una conferenza a proposito della monolitica mentalità dei bianchi
Un concerto di musica iraniana che è anche un incontro intimo coi musicisti. Nello spettacolo Il negro del narciso di Cantieri Meticci saliamo su un veliero pieno di fantasmi e paure legate all’incontro con la diversità. Gabriella e Vittoria ci raccontano l’ultima giornata di Home – Atlas of Transitions.
L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.