Come parte di uno speciale dedicato alle proteste dei teatri in Grecia lanciate da studenti delle accademie (qui l’intervista al coreografo Marco D’Agostin), pubblichiamo la lettera scritta dalla performer Chiara Bersani letta sul palco del Teatro Olympia “Maria Callas” di Atene il 24 febbraio scorso. È stato infatti in seguito alla lettura di questo testo che i giovani si sono poi decisi a dare vita all’occupazione del teatro, unendosi a molte altre strutture presenti nel paese.
23 Febbraio 2023
Sul treno verso casa
Amate persone,
Amatissime,
Avevo iniziato per voi una lettera che ora non esiste più. Cancellata senza rimorsi dopo che Marco questa mattina mi ha scritto.
La lettera partiva dal ricordo non mio di una nave che dall’Italia arrivava in Grecia, della mia amica M, al tempo diciassettenne, che mi raccontava della notte in cui sul ponte di quella nave ballò a piedi nudi con G, scoprendo così una nuova forma d’amore, quella dei corpi esplosi e mossi dalle onde.
I giovani italiani che fanno il liceo vengono sempre in gita in Grecia, il quarto o il quinto anno. Vengono sempre via mare e in quelle notti di desideri e acqua, spesso vivono la fioritura dei corpi.
Quella lettera avrebbe poi parlato di una giovanissima me che non poteva fare le gite lunghe da sola perché il sistema scolastico italiano non dava questo spazio alle giovani persone disabili e le gite lunghe, quelle con le tanto attese notti fuori casa, i viaggi in cui si imparava ad amare nel mondo in forma nuova, potevamo farli solo con un genitore al seguito, distruggendo così ogni possibilità di esplosione.
Avrebbe parlato della solitudine, della gioventù inascoltata, dei padri che impongono un mondo ai figli…
Avrebbe parlato di tutto questo attraverso i ricordi.
Ma quella lettera non serviva. Non serve. Perché di tutto questo ne parla il presente che vivono i nostri giovani colleghi e le nostre giovani colleghe greche.
Marco è arrivato da voi con quella stessa nave di cui vi avrei raccontato e mentre attraversava la notte voi avete iniziato a inviargli messaggi sui social.
Voi.
Prima di tutto.
Prima di tutti.
Prima della prima alba greca.
Prima dello spettacolo
Prima di questa lettera.
Prima di ogni lettera.
Prima di me.
Prima di Marco.
Prima dei ricordi.
Prima dell’amore e del tormento.
Voi gli avete scritto.
A lui e a me.
Voi avete già cambiato la storia.
La nostra, almeno.
E quella di questa notte.
Amate persone.
Amatissime.
Persone incendiate
Persone incendiarie.
Infuocate.
Furiose persone.
Questa lettera si annulla.
Si svuota.
Si straccia.
Venite, questa lettera siete voi.
Questa volta l’amore può stare sullo sfondo.
Questa volta noi adulti, noi artisti italiani, dobbiamo sparire.
Abbassiamo le mani ma teniamo i palmi rivolti al cielo. Non è di resa la nostra postura, ma di piedistallo per voi.
Saliteci. Saltateci. Urlate da lì, saremo solidi per voi.
Amatissime giovani furiose persone, prendetevi tutto.
Questo palco.
Questo teatro.
Prendetevi lo spazio di Marco.
Il mio.
Prendete le nostre voci e usatele per dire le vostre parole.
Perché l’arte non si privatizza. Non si privatizza la formazione e il pensiero creativo. Ogni tentativo in questa direzione è destinato a fallire.
L’arte continuerà ad accadere nelle strade, nelle formazione accessibile e gratuita, nella tutela economica, nei diritti illuminati. E se qualcuno vuole cambiare tutto questo è destinato a farsi esplodere i timpani per le vostre voci.
Noi ce ne andiamo.
Questo palco è vostro, fatene ciò che volete.
Con rabbia, furore e sostegno
Vostra
Chiara
fotografia di G. Agostini
L'autore
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.