Intervistati Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni ci spiegano come, attraverso questo riadattamento, lo spettacolo abbia assunto «un aspetto molto più notturno, molto più filologicamente rispettoso di quello che è il testo di Shakespeare: questo Macbeth immerso in questa notte interminabile». Archivio Zeta affronta il testo di Shakespeare seguendone l’ordine cronologico, tagliando alcune scene (come quella finale di cui rimane solo la frase di chiusura: «Il tempo è liberato») per far emergere con più forza i nuclei tematici che abbiamo qui cercato di enucleare graficamente. La notte è resa da questa tenebra artificiale, un buio che inghiotte i contorni degli attori e della scena occultando l’atrocità dell’assassinino. A spiccare dall’oscurità è l’uovo, grande poco più di una testa, che si illumina tra le mani di Lady Macbeth. La sua tragica luminosità è quella dell’atomica sganciata su Hiroshima, che ritroviamo nelle aree di detonazione disegnate sul mantello della Lady: un grande lenzuolo bianco con su tracciati cerchi concentrici rossi, ripresi dal piano di sgancio della bomba disegato dal Capitano Robert Lewis, co-pilota dell’Enola Gay. Il cerchio è poi la figura che delinea lo spazio dello spettacolo: lo ritroviamo nei movimenti che Lady Macbeth disegna portando l’uovo tra le mani – le mani sporche del sangue di re Duncan – oppure nella circonferenza di metallo che delimita i convitati della sala da pranzo dove il fantasma di Banquo appare per minare la sanità del colpevole Macbeth. Il cerchio è anche la sagoma di un orologio fatto calare dal soffitto, le cui lancette diventano scenicamente armi, i pugnali con cui attuare il regicidio. A essere rappresentato è così il tempo, che intreccia i foschi piani di Macbeth e moglie rimanendo sospeso nella notte senza termine, fino a spezzarsi e “liberarsi” solo con la morte del tiranno. E imbrigliato nel costante clima notturno che la sala teatrale ricrea è anche lo spettatore; il senso di immutabile ciclicità è pienamente avvertito, garantendo una forte immersione e restituendo efficacemente i temi proposti dalla compagnia. Tuttavia, sospendendo il tempo, il ritmo tende ad appiattirsi e così la capacità dello spettacolo di sorprendere fino alla fine.
Matteo Boriassi
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Redazione intermittente sulle arti sceniche contemporanee.