altrevelocita-logo-nero
Screenshot 2023-09-07 alle 16.47.24

Dispacci dalla catastrofe #02. Exit(i)

di Altre Velocità

La Catastrofe è stata annunciata. È iniziata il giorno 17 novembre e prosegue inarrestabile. Si è manifestata sul palcoscenico dell’Oratorio San Filippo Neri di Bologna lasciandosi ammirare sotto agli occhiali da sole. Ma cosa fa la catastrofe quando si spengono le luci e scende dal palco? Il 19 novembre esce dal teatro, si sparge per la città ed entra nelle nostre case. La “generazione 20 30” presta le sue stanze alle performance di giovani artisti (ci troviamo infatti in otto abitazioni private di giovani fra i 20 e i 30 anni) affinché facciano da voce, sfondo o specchio al proprio essere nella storia: si tratta di EXIT, la parte off del festival 20 30, che parla di noi spalancando le porte della quotidianità. Camere da letto, bagni e salotti divengono piazze di raccolta e subito “il privato diventa pubblico”, come dice l’artista Sara Lorusso. Ogni casa ci invita a fare esperienza di noi stessi. Ci siamo ritrovati davanti ad un letto con luci rosa, caramelle, gelati e poster di giovani pop star. Lì ci siamo lasciati andare, in un’atmosfera che ci rende complici di una solitudine adolescenziale, agli irresistibili  autoscatti con orecchie da coniglio, ma solo dopo aver visto tutorial su come coltivare il profilo migliore e mostrarlo al mondo che ci approva a suon di like. Ci incontriamo poi in un salotto, sul tavolo dispense universitarie, penne, libri, una chitarra. Ora siamo tutti coinquilini, gli spazi comuni sono ristretti e noi siamo tanti. Trovare spazio sarà la catastrofe! Ci disponiamo in una fila disordinata in attesa che si liberi il bagno. Si apre la porta. Sulla lavatrice una ragazza suona la chitarra, sotto la doccia un violoncellista l’accompagna e in un attimo il disagio diviene concerto. Prosegue così il pellegrinaggio per le case di Bologna dove EXIT ci mostra un’intimità condivisa  ci mostra, che  non è social ma sociale, mentre il bisogno non è più “condividere”, ma condividersi. Ogni rappresentazione a cui assistiamo dalle 10:30 del mattino fino alle 20:00 ha il potere dello “scandalo”, ovvero di sradicare la normalità per lasciare spazio alla proiezione di universi differenti in cui riconoscersi. Fino a quello propostoci a casa di Olivia e Lucia, che nasce dall’oblò di una lavatrice e si dirama fra tinelli e cortili. Così, che sia attraverso videoinstallazioni, performance di pole dance,santificazioni di Fabrizio Corona, il messaggio della catastrofe è inequivocabile: ci vuole inquilini della stessa realtà e ci obbliga a condividere spazi, bellezza, scomodità e punti di vista. Forse per convincerci che non esiste fine che non passi anche dalle nostre stanze e che, proprio da lì, un mondo nuovo può essere ripensato.

di Ornella Giuia

L'autore

Condividi questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

articoli recenti

questo articolo è di

Iscriviti alla nostra newsletter

Inviamo una mail al mese con una selezione di contenuti editoriali sul mondo del teatro, curati da Altre Velocità.